La STORIA

In una mattina d’autunno dei primi anni del 1900 un gruppo di studenti cagliaritani giocò una partita di calcio contro una squadra di marinai genovesi approdati in città qualche giorno prima a bordo di un vecchio vapore.
Teatro della sfida, una piazza d’Armi piena di pozzanghere a causa dell’acquazzone della notte precedente. Vinsero, manco a dirlo, i liguri, provenienti da una città, Genova, dove il calcio era di casa da qualche anno. Il pallone, di ruvido cuoio e di forma quasi sferica, provocò un tuffo al cuore a quei ragazzi cagliaritani abituati a giocare con palle di stracci: fu questa una delle prime formazioni calcistiche isolane.
Per avere la prima compagine “ufficiale” bisogna attendere il 1920. I giocatori cagliaritani si allenavano alla scuola della Darsena e in piazza d’Armi. Nel 1920 ci fu la partecipazione al Torneo Sardegna. Oltre al Cagliari vi presero parte la Torres di Sassari, l’Ilva Maddalena e un'altra compagine del capoluogo, l'Eleonora d’Arborea. Vero trascinatore della squuadra rossobù era l’ariete Alberto Figari, "Cocchino" per gli amici, capace di segnare tre gol in occasione nella gara d’esordio. Nel 1922 la squadra si iscrive al campionato sardo di Terza Divisione assumendo il nome di “Unione Sportiva Italia”. Il gruppo guidato dal presidente-allenatore-giocatore Giorgio Mereu si dimostra solido e buono tecnicamente. All’esordio i cagliaritani seppelliscono di gol gli avversari del “Sussistenza”, scoprendo la classe di Manlio Cottiglia e Piero Asquer. L’entusiasmo dei tifosi cresceva di pari passo con i successi della squadra.
Nel 1923, uscito di scena l’avvocato Mereu, il neo presidente Angelo Prunas affida la squadra ad Angelo Colombo con l’incarico di allenatore-giocatore: il Cagliari prende parte al Campionato Sardo di prima divisione.Il 26 luglio 1924 è la data di fusione tra Cagliari Football Club e Società Italia e l’assunzione del nome “Club Sportivo Cagliari”. Arrivano nuovi amministratori e la rosa diventa molto competitiva.
Il 1928 rappresenta l’anno del salto di qualità: il Cagliari abbandona i tornei regionali per iscriversi ad una competizione nazionale denominata Campionato Federale (Prima Divisione Sud). L’esordio è lusinghiero: al termine del campionato arriva il quarto posto alle spalle di Lecce, Palermo e Foggia. Altrettanto positiva la stagione seguente con la conquista della quinta posizione in classifica dopo aver a lungo stazionato al secondo posto.
Il primo ingresso nel calcio che conta è frutto del vittorioso campionato di prima divisione nella stagione 1930-31. I rossoblu sono promossi in serie B ma al successo agonistico non si affianca, purtroppo, quello di natura economica e, per far quadrare il bilancio, la società rossoblu è costretta ad alienare i suoi pezzi migliori. Lasciano infatti Cagliari il bomber Archibusacci e l’allenatore, di scuola danubiana, Egri Erbstein, in seguito direttore tecnico del “Grande Torino”.
Seguono anni di magra: al quart’ultimo posto del 1931-32 fanno seguito il terzultimo dell’anno seguente ed il penultimo nell’edizione 1933-34. Il torneo 1934-35 segna il “de profundis”: nonostante l’impegno del neo presidente Aldo Pacca la squadra retrocede in maniera indecorosa. Il sodalizio rossoblu è travolto dai debiti, viene messo in liquidazione e dalle sue ceneri nasce l’ “Unione Sportiva Cagliari”. L’anno seguente la Società cagliaritana rinuncia alla serie C disputando il campionato sardo di Seconda Divisione: dopo due successi consecutivi riacquisterà il diritto alla Terza Serie.
Dopo alcuni anni anonimi, l’attività rossoblu si ferma per gli eventi bellici. L’interruzione dal 1943 al 1945 non sopisce tuttavia la passione per uno sport ormai profondamente radicato nella società italiana. La ripresa dell’attività agonistica dopo il 1946 registra notevoli ritardi dovuti oltre che alla crisi economica anche al momento di confusione sociale. Molti dirigenti e giocatori sono dispersi in guerra. La fiamma rossoblu continua ad ardere sotto la cenere soprattutto grazie allo spirito di iniziativa di alcuni dirigenti, primo fra tutti il ragionier Carro che durante i bombardamenti si preoccupa di mettere in salvo documenti ed attrezzature sportive della società. Il Cagliari si riaffaccia alla ribalta nazionale del campionato cadetto nella stagione 1947-48, ma la festa dura poco. I rossoblu si piazzano al 18° posto nel girone A: è retrocessione immediata nella serie inferiore.
Il ritorno in Serie B è datato 1952. Due anni dopo, l’allenatore Cenzo Soro porta la squadra a giocarsi la promozione in Serie A nello spareggio del “Flaminio” di Roma contro la Pro Patria. Niente da fare: i bustocchi si impongono 2-0. Passeranno altri dieci anni prima che, finalmente, il sogno diventi realtà.
La consacrazione avviene nella stagione 1963-64. Il secondo posto alle spalle del Varese garantisce al Cagliari la serie A. L’ultima di campionato, proprio con la Pro Patria (vittoria per 3-1) è l’occasione per una meritata e liberatoria invasione di campo da parte dei tifosi. La prima, grande festa dei sostenitori rossoblu continua fino a notte inoltrata nelle strade della città.L’inizio del massimo torneo è incoraggiante, ma al giro di boa i rossoblu occupano l’ultimo posto in classifica. Solo uno strepitoso girone di ritorno (dodici vittorie in diciassette gare) e l’esplosione di un giovane, formidabile cannoniere (Gigi Riva, autore di sette reti) consentono al Cagliari una insperata rimonta che regala un clamoroso sesto posto in classifica.
Nelle tre stagioni successive Riva, Nenè, Boninsegna e Martiradonna sono colonne portanti di un gruppo guidato in maniera eccellente, dalla stagione 1966-67, da Manlio Scopigno. Allenatore intelligentissimo e dalla battuta pungente, soprannominato “Il filosofo”.Riva vince la classifica cannonieri nel 1967 con 18 reti. Nemmeno gli episodi sfavorevoli (grave infortunio di Riva in nazionale e momentaneo allontanamento di Scopigno dalla panchina) ostacolano l’ascesa irrefrenabile di questa squadra. La stagione 1968-69 è strepitosa e si conclude con il secondo posto e il rammarico di aver perso, nelle battute finali del girone di ritorno, la volata scudetto con la Fiorentina. Riva è in forma strepitosa, caricatissimo dopo avere trascinato coi suoi gol la Nazionale di Valcareggi al titolo di campione d’Europa.Gigi si laurea capocannoniere per la seconda volta, mettendo a segno la bellezza di 20 reti.I tempi ormai sono maturi per la grande impresa. Corre l’anno 1969 e il Cagliari inizia il campionato con un pareggio a reti inviolate a Genova con la Sampdoria. Seguono quattro vittorie, con Vicenza, Brescia, Lazio e Fiorentina prima del pareggio con l’Inter, una delle favorite per la vittoria finale. Arrivano poi i successi contro Napoli e Roma.
L’uscita dalla Coppa UEFA per mano dei tedeschi orientali del Carl Zeiss Jena non stoppa l’entusiasmo della squadra di Scopigno, che si appresta ad affrontare la grande sfida dell’Amsicora con la Juventus. È sufficiente un pareggio per tenere a distanza i bianconeri. La partita è molto concitata. Il sardo Cuccureddu risponde all’acuto iniziale di Domenghini.Segue un altro pari a Verona e un successo di stretta misura sul Bologna. Alla 12° giornata, il primo stop stagionale, inaspettato, sul campo del Palermo. E’ la partita della maxi squalifica di Scopigno, che tornerà in panchina solo a fine campionato.
I pareggi contro Bari e Milan fanno da intermezzo prima del ritorno alla vittoria, 2-0 casalingo sul Torino firmato Gori-Riva. Il Cagliari è campione d’inverno con tre punti di vantaggio sull’Inter. Il girone di ritorno si apre con tre squillanti vittorie su Sampdoria, Vicenza e Brescia. Anche la Lazio si deve arrendere ai rossoblu che però si inceppano dinanzi alla Fiorentina (0-0 all’Amsicora) e cadono a San Siro contro l’Inter, per mano dell’ex Boninsegna. Questa seconda rimarrà l’ultima sconfitta del torneo. Il Cagliari si riprende liquidando il Napoli e costringendo al pari la Roma. Incombe il grande scontro con la Juventus, ormai rimasta unica avversaria per il titolo. La gara del “Comunale” di Torino, è impressa indelebile nella memoria di tutti i tifosi rossoblu. Per l’intensità di gioco e per le emozioni che è stata capace di suscitare è paragonabile a Italia-Germania dei mondiali messicani di qualche mese più tardi.
Dopo pochi minuti i bianconeri passano in vantaggio grazie ad un autogol dello “specialista” Comunardo Niccolai. I rossoblu pareggiano con uno spettacolare gol di Gigi Riva. Nella ripresa, l’arbitro Lo Bello assegna un misterioso rigore a favore degli juventini. Albertosi para il tiro del tedesco Haller, ma l’arbitro fa ripetere. Anastasi fa centro dal dischetto. Passano pochi istanti, e Lo Bello concede un altro rigore, altrettanto dubbio, stavolta per il Cagliari. Riva non sbaglia. E’ gol del pareggio che vale il primato e di fatto lo scudetto, anche perché i rossoblu superano Verona e Palermo e pareggiano a Bologna.
La sicurezza matematica del titolo ha una data e un orario: è il 12 aprile 1970, sono le 16.37 quando Riva sblocca il risultato all’Amsicora contro il Bari. Nel secondo tempo, Bobo Gori firma il raddoppio e dalle radioline giunge la conferma: la Juventus ha perso a Roma contro la Lazio.
E’ fatta! Una città e un’intera isola entrano nella storia del calcio italiano. I giocatori rossoblu nel cuore e nella memoria dei sardi di allora e di oggi.
Gigi Riva è per la terza volta capocannoniere, con 21 reti. Sei giocatori neo-scudettati (Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini, Gori e Riva) sono protagonisti della fortunata spedizione ai mondiali messicani con la Nazionale azzurra, battuta in finale solo dal Brasile di Pelè.
Il Cagliari dello scudetto sarebbe favorito anche per il campionato successivo, se dopo quattro sole giornate non dovesse fare a meno del suo alfiere principe, Gigi Riva, infortunatosi seriamente per la seconda volta in Nazionale. Viene inaugurato il nuovo stadio, il Sant’Elia: l’occasione è la gara di Coppa Italia contro la Massese, il 12 settembre del 1970. Quattro giorni dopo si registra il record assoluto di spettatori, con settantamila paganti, per l’esordio in Coppa dei Campioni contro i francesi del Saint Etienne. Lo storica prima volta nel torneo più importante d’Europa si conclude col risultato di 3-0 (due reti di Riva e una di Nenè). Il cammino continentale si ferma al secondo turno, per mano dell’Atletico Madrid. In campionato invece le sconfitte con Milan e Torino sono decisive e infrangono i sogni di gloria dei rossoblu.
L’anno dopo torna in campo un ritrovato Gigi Riva, che per un solo gol manca il poker nella classifica cannonieri. La Coppa UEFA riserva poche soddisfazioni: eliminati al primo turno dall’Olympiakos Pireo. I quattro campionati seguenti sono mediocri. Il fondo viene toccato nel 1975-76: l’ultimo posto costa la retrocessione in serie B. La massima serie accoglierà nuovamente il Cagliari nel 1979, ma saranno soltanto quattro i campionati che riuscirà a disputare in A.
Il periodo d’oro è finito. Nel 1982-83, allenatore Giagnoni, c’è l’ennesima retrocessione in B, e due anni dopo, la società è sull’orlo del fallimento. Solo un ripescaggio evita ai sardi la Terza Serie, che arriverà pero nel 1987, a causa del ventesimo posto ottenuto nel campionato cadetto. Per il Cagliari inizia il purgatorio. La resurrezione risale al 1990, quando la squadra ritorna in serie A, dopo due promozioni consecutive, intervallate dalla conquista della Coppa Italia di Serie C. Artefici di questo successo sono il presidente Tonino Orrù e l’allenatore Claudio Ranieri, tecnico emergente dal radioso avvenire. Orrù, che assieme ad altri cinque coraggiosi imprenditori aveva salvato il Cagliari da sicuro fallimento, lascia la gestione del club nelle mani del fratello Ignazio, il quale, dopo solo un anno, definirà con Massimo Cellino il trasferimento della proprietà. È l’inizio di una nuova era. Il 2 giugno del 1992 avviene il passaggio del pacchetto azionario del Cagliari Calcio. Il nuovo proprietario si chiama Massimo Cellino, ha trentacinque anni ed è originario di Sanluri. Il suo arrivo porta grandi cambiamenti. Partono Ranieri e alcuni giocatori simbolo del Cagliari di Orrù, come l’uruguaiano Daniel Fonseca. Sbarcano a Cagliari il focoso mister romano Carletto Mazzone e, dall’ Anderlecht, il forte attaccante belga-brasiliano Luis Oliveira. Il primo anno della gestione Cellino è memorabile: il sesto posto in campionato permette ai rossoblu di partecipare alla Coppa UEFA. Il Cagliari torna in Europa dopo vent’anni. Bruno Giorgi sostituisce in panchina Gigi Radice dopo la prima partita di campionato.
Il primo avversario europeo è la Dinamo Bucarest. In Romania finisce 3-2 per i padroni di casa, ma un secco 2-0 nel retour-match firmato da Matteoli e Oliveira qualifica la squadra isolana. Il sorteggio dei sedicesimi consegna la squadra turca del Trabzonspor. L’1-1 dell’andata permette al Cagliari di amministrare la gara di ritorno. Il pari a reti inviolate vale il passaggio del turno.Anche in campionato le cose vanno bene: due vittorie consecutive contro Torino e Sampdoria. Dopo questi buoni risultati i ragazzi di Giorgi si concentrano sul prossimo impegno in Coppa, che può dare l’accesso ai quarti di finale. Il nuovo avversario è il titolato Malines. In Belgio si gioca su un terreno ghiacciato, ai limiti della praticabilità. Le condizioni ambientali proibitive non arrestano il Cagliari che vince 3-1, al termine di una partita straordinaria. Allo stadio, incuranti del freddo pungente, erano presenti tanti immigrati sardi, relegati in un settore privo di qualsiasi comfort, confinante con le tribune riscaldate occupate dai belgi. Il ritorno in casa è una formalità: 2-0 per i rossoblu, cui nei quarti tocca alla Juve.
Nel primo incontro, al Sant’Elia, è decisiva una magia di Dely Valdes che concretizza il dominio assoluto dei cagliaritani. Il ritorno si gioca il 15 marzo del 1994. Sono novanta minuti da consegnare alla leggenda. Segna Dino Baggio per la Juve, pareggia Firicano per il Cagliari. A quel punto il protagonista diventa l’arbitro polacco Wojcik, che prima concede un rigore ai bianconeri, fallito da Roberto Baggio, poi annulla un gol regolarissimo a Dely Valdes. Ma niente può obiettare sul gol del vantaggio di Oliveira, che regala al Cagliari una meritatissima vittoria. Quindici giorni dopo, gara d’andata della semifinale contro l’Inter al Sant’Elia. Le riserve Criniti e Pancaro capovolgono il risultato negli ultimi minuti, confezionando un clamoroso 3-2. Questa sarà però l’ultima grande gioia di una stagione che si concluderà malinconicamente. Al ritorno a San Siro, infatti, il Cagliari si consegna ai nerazzurri senza combattere. Il 3-0 finale segna la fine di un grande sogno, l’amaro epilogo di una stagione comunque indimenticabile per tutti i tifosi rossoblu.
Il successore di Giorgi è uruguaiano; si chiama Oscar Washington Tabarez e ha un curriculum di tutto rispetto: tre campionati vinti col Penarol in Uruguay, col Deportivo Calì in Colombia e col Boca Juniors in Argentina. La stagione 1994-95 si conclude coi rossoblu che mancano di un niente l’approdo in Coppa Uefa. Non va meglio l’anno successivo sotto la guida di Giovanni Trapattoni, che a metà stagione lascia il posto a Giorgi. La stagione 1996-97 riserva una bruttissima sorpresa: dopo un campionato estenuante i rossoblu si trovano a giocarsi la permanenza in serie A nello spareggio contro il Piacenza. Si gioca a Napoli. L’allenatore è Carletto Mazzone. Purtroppo la sua squadra interpreta la partita in maniera rinunciataria e alla fine vincono meritatamente gli emiliani, per 3-1. Il Cagliari è condannato al ritorno in B.
L’intraprendente presidente Cellino non è uomo da scoraggiarsi facilmente e già da quel maledetto pomeriggio di Napoli ha in mente le mosse giuste per riportare immediatamente il Cagliari in serie A. La conduzione della squadra viene affidata a Giampiero Ventura, una garanzia. Il Cagliari in campionato va fortissimo, vive un unico momento difficile sul finire della stagione, ma questo non gli impedisce di concludere al terzo posto che dà l’accesso alla A. L'anno dopo, il Cagliari si dimostra una squadra molto forte in attacco ma subisce spesso il contropiede degli avversari a causa dei tanti spazi che concede. Quattro sconfitte consecutive (a Udine e Perugia e con Venezia e Bologna in casa) portano la squadra ai margini della zona retrocessione. Il risultato finale sarà l’undicesimo posto: 41 punti assieme a Venezia e Piacenza. L’anno dopo però la campagna di mercato prevede la cessione di diversi giocatori. Il primo successo stagionale avviene addirittura a gennaio del 2000 contro il Piacenza. Anche stavolta evitare la retrocessione è impossibile. Penultimo posto davanti al Piacenza e si riparte dalla B.
Tra i cadetti i rossoblu giocheranno quattro stagioni cambiando otto volte allenatore. L’agognato salto di categoria pare ogni anno vicino, ma arriverà solo nel 2003-04 con la conquista del secondo posto. In rosa ci sono grandi campioni: Suazo, Esposito, Langella e soprattutto Gianfranco Zola, che col loro gioco spumeggiante garantiscono una tranquilla salvezza anche l’anno successivo nella massima serie. Senza Zola che ha dato l’addio al calcio, il Cagliari cambia quattro tecnici, prima che Nedo Sonetti trovi la strada giusta per regalare ai rossoblu un’altra stagione di permanenza tra i grandi del calcio.
Si ricomincia da Marco Giampaolo, mister che ha fatto benissimo ad Ascoli, con una squadra niente affatto eccezionale. Il Cagliari parte così così, poi si riassesta, anche se Esposito e Langella non ingranano. Il Presidente Cellino decide comunque di esonerare Giampaolo, ma con l'arrivo di Colomba i rossoblu si ritrovano impelagati nelle zone basse della classifica. Torna Giampaolo in panchina, e il Cagliari si guadagna la salvezza con una giornata d'anticipo dopo una vittoria sulla Roma, anche grazie ai puntuali gol di Suazo (14 a fine anno).
Il 2007-2008 rimarrà negli annali come una stagione allo stesso tempo drammatica ed esaltante. A Dicembre i rossoblu sono ultimi, staccatissimi dalla zona salvezza, e hanno già cambiato due allenatori, Giampaolo e Sonetti. Tutto cambia con l'arrivo in panchina di Davide Ballardini e dei rinforzi Storari, Jeda e Cossu. Una partita incredibile col Napoli dà l'avvio alla rimonta. Il Cagliari vola: 32 punti in 19 gare, un girone di ritorno da Champion's League. Si scatena il giovane bomber Robert Acquafresca, 11 gol per lui. Conferma per il leader Daniele Conti, sempre più uomo squadra.